Margherita d'Ungheria

  • Posted on: 12 January 2021
  • By: editor

“Le miroir des âmes simples” è un’opera scritta da Margherita Porete intorno al 1290. Nel 1310 Margherita, accusata di eresia, è stata arsa viva. Da quel momento in poi l’opera è circolata adespota. Solo nel 1946, con gli studi di Romana Guarnieri, il manoscritto è stato riattribuito a Margherita Porete.
Margherita d’Ungheria (1242-1270), figlia del re Béla IV, è stata una mistica medievale alla quale sono stati attributi tre manoscritti contenenti la versione italiana de “Le miroir des âmes simples”. Essi sono conservati a Budapest (Országos Széchényi Könyvtár, Oct. ital. 15), a Napoli (Biblioteca Nazionale XII F 5) e a Wien (Österreichische Nationalbibliothek, Pal. 15093).
Per quali ragioni l’opera è stata riconosciuta alla mistica ungherese? Era necessario proteggere lo scritto dagli inquisitori, per cui l'attribuzione alla beata Margherita d'Ungheria, venerata dagli Angioini di Napoli era un'opportunità; inoltre, la coincidenza del nome Margherita ha originato una spontanea mescolanza di identità.
Il titolo sulla copertina del manoscritto Budapest, Országos Széchényi Könyvtár, Oct. ital. 15 è stato modificato in “Libro della Beata Margherita”. In aggiunto, il primo capitolo de “Le miroir” ha avvalorato l’identificazione di Margherita Porete con la Beata d’Ungheria. Esso narra di una fanciulla, “figiuola d’uno re” (nella versione italiana), proveniente da un paese straniero. Il passo originale recita così: “Il fut ung temps une damoyselle, fille de roy, de grant cueur et de noblesse et aussi de noble courage; et demouroit en astrange pais” (M. Porete, “Lo Specchio delle anime semplici”, Edizioni San Paolo, 1994, pp. 130). La descrizione di questo personaggio coincide con le poche informazioni che si conoscevano di Margherita d’Ungheria.
Il manoscritto era destinato anche alle comunità femminili religiose dell’epoca: beghine e gesuate. Queste lettrici erano devote alle regole della Chiesa e non avrebbero letto un libro scritto da un’eretica.
L’ascrizione di quest’opera all’ungherese, quindi, ne ha permesso una maggiore circolazione.