L'Abbreviatio in I Sententiarum Aegidii Romani di Giacomo da Viterbo è stata a lungo considerata una forma abbreviata della ordinatio del Commento di Egidio Romano al primo libro delle Sententiae di Pietro Lombardo.
Il maestro agostiniano avrebbe redatto quest'opera a Viterbo, al tempo in cui era lettore semplice (1283-1285), o forse a Napoli, al tempo in cui era come lettore principale dello Studio generale (1300-1302).
Nel secolo scorso, Gutiérrez ha avanzato l'ipotesi che l'Abbreviatio sia, in realtà, una sintesi delle prime 43 questioni della pars prima della Summa theologiae di Tommaso d’Aquino.
A dispetto del titolo – apposto al manoscritto da una mano successiva, probabilmente nel XV secolo –, l’autore non si limita ad offrire una semplice abbreviazione delle tesi del Romano, ma compone insieme stralci più o meno lunghi di testi tratti sia dal commento di Egidio che dalle opere di Tommaso d'Aquino (dal Super I Sententiarum, come anche dalla Summa theologiae, dal De veritate e dal Compendium theologiae).
L'Angelico risulta addirittura più citato dello stesso Egidio, tanto da poter essere considerato come la principale fonte del maestro agostiniano.
L'attenzione ai testi ed alle posizioni di Tommaso farebbe propendere per una datazione piuttosto bassa dell'Abbreviatio; essa, inoltre, mostra la non adeguata corrispondenza del titolo al contenuto dell'opera.
Questo breve commento doveva essere destinato allo studio personale o, più probabilmente, all’insegnamento, come attestano il suo carattere schematico e l’estrema sinteticità dei contenuti.
L'opera è conservata in un codice unico, autografo ed inedito, ad eccezione delle questioni introduttive sulla scientia theologica e della distinzione XXXVI.
Giacomo da Viterbo
Maestro agostiniano, successore di Egidio Romano nella reggenza dello studio eremitano a Parigi (1293-1297) e Lector principalis dello studium napoletano (1300-1302), Giacomo appare uno dei più lucidi testimoni del dibattito filosofico-teologico alla fine del XIII secolo.
Per questa ragione era noto ai contemporanei come Doctor speculativus, gratiosus, inventivus.
Sebbene sia solitamente annoverato tra i più significativi rappresentanti della cosiddetta "scuola egidiana", la sua opera appare caratterizzata da una grande libertà di giudizio nei confronti di Egidio. A questi preferisce talora le posizioni di Tommaso d'Aquino ed Enrico di Gand.