Ildegarda di Bingen

Ildegarda di Bingen (1098-1179) è stata una badessa benedettina tedesca, interessata a diversi ambiti: filosofia, teologia, medicina, cosmologia, musica e linguistica. All’età di otto anni è stata mandata nel convento di Disibodenberg dai genitori. Lei stessa si definiva “indocta”: ha studiato da autodidatta i testi di Dionigi l’Areopagita e di Sant’Agostino. Nel 1136, Ildegarda è subentrata, al posto della sua educatrice Jutta Sponheim, come badessa. Ha fondato due monasteri: quello di Rupertsberg, nei pressi di Bingen, e quello di Eibingen, oltre il Reno. Sin da bambina, Ildegarda ha avuto delle visioni, come lei stessa ha raccontato: “Nel mio quinto anno di vita vidi una luce così grande che la mia anima ne fu scossa, però, per la mia tenera età, non potei parlarne...”. Queste visioni erano accompagnate da dolore fisico e psichico. Nonostante la sofferenza, rimaneva sempre vigile: “(…) io le vedo di giorno e di notte, ma sempre da sveglia”.

A 40 anni circa, Dio le è comparso in una visione, intimandole di mettere per iscritto ciò che vedeva, e di denunciare gli errori della Chiesa. Ildegarda si è rivolta a Bernardo da Chiaravalle, chiedendogli consiglio. Egli l’ha aiutata, l’ha incitata a scrivere e le ha anche assicurato la protezione di Papa Eugenio III. Ha scritto tre opere visionarie e profetiche: “Scivias” (composta tra il 1141 e il 1151), “Liber Vitae Meritorum” (tra il 1158 e il 1163) e “Liber Divinorum Operum” (tra il 1163 e il 1174). Lo Scivias è un trattato teologico in cui si esortano gli uomini a scoprire e seguire le vie che conducono a Dio. Il Liber Vitae Meritorum è un trattato dialettico sui vizi e le virtù. I vizi rappresentano i sentimenti negativi che portano alla malattia. Le virtù, invece, assicurano il benessere psicofisico. Nel Liber Divinorum Operum ha descritto la struttura del cosmo e ha raffigurato l’uomo al centro di un cerchio. Il suo pensiero teologico si evince dalle miniature da lei disegnate in questi manoscritti. È tangibile l’influenza di Sant’Agostino: l’esistenza terrena va vissuta in funzione della salvezza divina.

Per quanto riguarda l’ambito medico, ha scritto due opere: “Physica” e “Causae et curae”. Ildegarda credeva in una corrispondenza inscindibile tra uomo e universo: la sofferenza dell’uno influenza anche l’altro. L’essere umano, per stare bene, deve nutrirsi dell’energia del mondo circostante. L’energia vitale che anima l’uomo è la Viriditas: il principio che garantisce la salute fisica e spirituale. Le piante sono lo strumento di cui la Viriditas si serve per trasferire energia positiva all’uomo, e accelerare il processo di guarigione. Accanto a questo principio vitale c’è la teoria degli umori: bile gialla, bile nera o melanconia, sangue e flemma. Quando gli umori sono in equilibrio, l’uomo è in salute. Viceversa, è in malattia.

Le sue visioni erano accompagnate da una melodia celestiale. Ildegarda, pur non avendo una formazione musicale, ha trascritto questi canti. Il libro dei canti si intitola “Symphonia Harmoniae Celestium Revelationum”. La musica è considerata uno strumento curativo per l’anima, riesuma nell’uomo il ricordo di un’armonia primordiale: “(…) La musica risveglia in lui (l’uomo) il ricordo e la nostalgia dell’armonia in cui godette prima della caduta (…)”. Ildegarda ha anche inventato una lingua segreta, chiamata “Lingua ignota”, probabilmente utilizzata a scopi mistici. Ha rivolto particolare attenzione al mondo delle donne, descrivendo per prima i processi anatomici femminili, come ad esempio il ciclo mestruale. Il culto di Ildegarda si è ampiamente diffuso in tutta Europa. Nel 1921, in Germania, è nata la congregazione delle Suore di Santa Ildegarda. Nel 2012, inoltre, è stata proclamata Dottore della Chiesa Universale. Nello stesso anno, è avvenuta la canonizzazione di Ildegarda di Bingen, sostenuta da Papa Benedetto XVI. È protettrice dei filologi, erboristi e degli esperantisti.